Disturbi d’ansia
Fobia sociale e l’ansia del giudizio

La fobia sociale è un disturbo molto diffuso in cui il soggetto mostra una ipersensibilità al giudizio negativo da parte degli altri. Secondo il DSM, manuale diagnostico psichiatrico, tale disturbo viene definito come “una marcata e persistente paura di trovarsi in situazioni o di compiere delle prestazioni pubbliche, in cui l’individuo può trovarsi in imbarazzo”.

L’aspetto centrale

L’aspetto centrale della fobia sociale è rappresentato dalla paura della valutazione negativa delle proprie prestazioni, dove per ‘prestazione’ si intende qualsiasi compito di tipo quotidiano effettuato in comunità e soggetto, quindi, all’osservazione altrui come ad esempio parlare in pubblico di fronte ad una o più persone, mangiare, scrivere e firmare. Ogni paziente fobico sociale si concentra su determinati tipi di paure. Esistono persone che temono di mangiare insieme agli altri perché sono convinti che venga notato il tremolio delle loro mani, oppure persone che non parlano in pubblico per il timore di arrossire, di non essere capiti e di non pronunciare bene le parole.

Il DSM prevede, però, anche un sottotipo di fobia sociale indicata come “fobia sociale generalizzata” che appartiene a persone che provano paura per la maggior parte delle situazioni sociali. In questo caso, l’impatto del disturbo sulla propria vita è decisamente più rilevante. Fondamentalmente, in maniera sottostante alle paure sopra elencate, vige la reale preoccupazione di essere percepiti come deboli, strani, mentalmente disturbati, stupidi.
All’interno di questo disturbo possono verificarsi gli attacchi di panico che insorgono quando ci si ritrova all’interno della situazione temuta, oppure già nel momento in cui si immagina e si anticipa mentalmente l’esposizione al contesto causa di ansia.

I soggetti

I soggetti che soffrono di questo problema tengono monitorati ogni volta in maniera parallela più fattori: la qualità della loro prestazione, l’attivazione fisiologica ed il feedback di chi gli sta di fronte. Essi cercano di avere il controllo di una esagerata quantità di informazioni, spesso marginali e ciò, oltre ad attivare un circolo di ansia, rovina la prestazione. Tutto questo tende a ripercuotersi negativamente sulla propria vita dato che subentra la scontata conseguenza degli evitamenti dei contesti e delle persone ritenuti fonte di imbarazzo ed ansia.

La necessità primaria dei fobici sociali è di dare un’ottima impressione di sé associata alla preoccupazione di non riuscirci. Essi avvertono ansia nei confronti di un determinato contesto poiché amplificano sia il pericolo di essere giudicati come incapaci ed inadeguati sia le ripercussioni negative che tale valutazione potrebbe avere sul proprio status sociale con il rischio di sentirsi rifiutati ed allontanati dalla comunità. In effetti, diversamente da quanto avviene nel disturbo da attacchi di panico in cui non si verifica ciò che si teme (es. non si muore, non si impazzisce), nella fobia sociale l’evento negativo può accadere, quindi è possibile che si venga rifiutati e non confermati; ciò vale per chiunque ma il paziente fobico lo vive in modo amplificato strumentalizzandolo per confermare la bassa opinione di sé stesso.

Tra le cause che determinano tale disturbo si ritrovano aspetti genetici ereditari (familiari con lo stesso disturbo), aspetti psicologici e di personalità che si manifestano attraverso tratti di perfezionismo, ipersensibilità al giudizio altrui, scarsa autostima ed aspetti ambientali legati alle esperienze educative in ambito familiare e scolastico, oppure stress vissuti nel contesto lavorativo e relazionale.

Il trattamento

Per ciò che concerne il tipo di trattamento, la terapia farmacologia antidepressiva ed ansiolitica viene associata alla psicoterapia di modo che si agisca sia sui sintomi sia sulle cause del disturbo.

Dal momento che il soggetto fobico sociale ha una distorta percezione di sé, ciò rappresenta il punto di partenza dell’intervento psicoterapeutico. Insieme al paziente si analizzano le credenze negative relative a sé ed al mondo sociale e la convinzione di ottenere prestazioni fallimentari con esiti umilianti. Attraverso la psicoterapia, si individua il significato delle paure e del rischio di esporsi. Si porta il paziente verso una lettura più consapevole ed obiettiva di sé. Si tratta di un percorso di autovalutazione al fine di rendere il soggetto capace di determinarsi autonomamente senza fondare totalmente l’opinione di sé su credenze erronee.

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